È il 3 ottobre 1852 quando nella Pieve di Santa Maria all’Antella viene canonicamente eretta la Venerabile Compagnia di Misericordia. A fondarla, sulle ceneri della Compagnia del Ss.mo Sacramento, è don Giuseppe Scappini, dal 20 febbraio 1835 Pievano dell’Antella. Le cronache dell’epoca mettono in risalto che don Scappini è un uomo coraggioso, intraprendente, pio, sensibile all’evolversi dei tempi, anche con una certa preveggenza. Nel libro dei Capitoli della nuova Compagnia come motto scelto dal fondatore si trovano le parole dell’Apostolo: «Figlioli miei, non amiamo in parole o colla lingua, ma coll’opera e con verità» (1 Giovanni 3,18). La nuova Confraternita riceve il riconoscimento ministeriale nel settembre 1852.
La Confraternita – che ha uno stretto legame col Pievano dell’Antella che diventa, anche per il futuro, sempre il Correttore e Capo della Compagnia, col diritto di presiedere il Magistrato e la stessa Confraternita – nasce per «dispensare le doti alle fanciulle più povere del popolo, visitare i fratelli infermi, accorrere di giorno e di notte presso i malati per trasportarli allo Spedale, assistere i malati gravi durante la notte, e gli infermi, sovvenzionare i fratelli più bisognosi, distribuendo il pane, trasportare i defunti al cimitero della parrocchia, suffragare le anime dei fratelli defunti».
La prima riunione del Magistrato – l’organo che sotto la guida del Pievano amministra la Confraternita – si tenne il 12 dicembre 1852. In quella riunione risultarono eletti: Luigi Vietti Provveditore, Don Giovanni Casini Cancelliere, Carlo Magnani Camarlingo, Serafino Salvadori Scrivano.
La prima sede fu presso la Pieve stessa, ma già dopo un anno e mezzo di attività i locali ad essa concessi risultarono insufficienti ad accogliere la rimessa per la lettiga per il trasporto degli ammalati, mentre mancavano del tutto, e quindi andavano creati, locali adatti «ad ospitare i malati che non potevano essere portati allo Spedale» (Delibera del Magistrato del 2 febbraio 1854). Per questo motivo la Confraternita si rivolse al Comune di Bagno a Ripoli, che all’epoca si chiamava Comunità di Bagno a Ripoli, «affinché contribuisca con il pagamento delle visite e dell’attestato del medico per quei malati che la Misericordia trasporta allo Spedale perché la prefettura esige che non si trasportino malati allo Spedale stesso senza attestato» (Delibera del Magistrato del 19 giugno 1854).
Nei sei mesi successivi vennero costruite tre nuove stanze, quelle che oggi corrispondono all’attuale locale a fianco della sacrestia della pieve, ex teatrino, e alla stanzina situata in fondo alla stradina interna al lato del campanile, e nella quale troverà alloggio la lettiga.
Nel 1877 la rimessa della lettiga sarà poi trasferita in un apposito locale al lato del costruendo Cimitero Monumentale.
Nel 1855, solo dopo meno di tre anni dalla sua fondazione, la Misericordia è chiamata subito al suo “battesimo di fuoco” con la prima pandemia: il colera. I fratelli della Misericordia trasportavano gli appestati nei vari “ospedaletti” che furono creati ad hoc. Per debellare questa terribile epidemia, che colpì tutto il Granducato di Toscana, furono prese severe misure igieniche. Su richiesta del Municipio di Bagno a Ripoli la lettiga fu anche stanziata, per un certo periodo, in modo permanente fuori dall’Antella, trasportando i malati locali a spalla, fino a quando i casi aumentarono anche all’Antella e sempre più spesso i fratelli dovevano trasportare i malati a San Salvi, viaggio che poteva essere fatto solo con la lettiga.
Nel 1882 altra emergenza di rilievo: il soccorso a numerose famiglie danneggiate dalle inondazioni, seguita, nel febbraio 1888, dall’emergenza neve, dove tante famiglie rimasero senza generi di prima necessità.
Nel 1892 il Magistrato decide di prendere in affitto lo stabile dove prima aveva sede la Società di Mutuo Soccorso, mentre a maggio 1903 compra un nuovo carro lettiga a due ruote automatico a moto cardanico perfezionato, al costo di lire 1.100.
Nel 1905 la prima raccolta fondi per i terremotati della Calabria, seguita, l’anno dopo, da quella per i cittadini colpiti dall’eruzione del Vesuvio.
Nel 1908 il primo allaccio dell’energia elettrica, fornita dalla Società Mineraria Elettrica del Valdarno, per illuminare le stanze dello scrittoio, della compagnia e della lettiga. Il 28 dicembre di quell’anno la raccolta fondi per il terribile terremoto di Messina, seguita, nel 1915 dalla raccolta fondi per i terremotati della Marsica.
Durante la prima guerra mondiale (1915-1918) notevole è l’apporto della Misericordia.
Nel 1919 l’invio di due squadre nel Mugello al seguito di un tremendo terremoto e lo stanziamento di 200 lire per gli aiuti a quelle popolazioni. Durante questo periodo il Magistrato si rende sempre più conto che gli attuali locali utilizzati per portare avanti i vari servizi di Misericordia sono insufficienti, da qui la decisione di aprire un libretto depositando ben 8mila lire per la costruzione di un nuovo ambulatorio e una nuova rimessa per la lettiga, primo atto della realizzazione della attuale sede della Confraternita.
Gli anni Venti del secolo scorso sono contrassegnati dalla costruzione della nuova, e definitiva ad oggi, sede della Misericordia dell’Antella.
In un primo tempo si era pensato di acquistare il prefabbricato attiguo alla Pieve, di proprietà del Conte Bardi Serzelli. Anche se nel Corpo Generale del 8 febbraio 1920 la stragrande maggioranza dei Confratelli erano favorevoli a tale acquisto, alcuni erano tuttavia contrari, ritenendo il fabbricato insufficiente e inadatto, essendo più propensi ad esaminare l’acquisto di altri terreni, e alla fine non se ne fece niente.
Solo con il Corpo Generale del 2 luglio 1922 la “maggioranza” si dichiarerà favorevole all’acquisto di un terreno in via Montisoni, attiguo alla sede della Società di Reciproco Soccorso.
Tuttavia la costruzione, anche se il progetto definitivo predisposto dall’architetto Alfredo Guidi fu approvato dal Magistrato il 25 agosto 1923, fino al 21 giugno 1924 non si arrivò a nulla, complice le difficoltà messe in atto da parte dell’Amministrazione Provinciale, che era contraria a tale acquisto, per via della vicinanza col cimitero.
I lavori iniziarono poco dopo, e durarono circa un anno, anche se i lavori di rifinitura richiesero tempi più lunghi.
Il Novecento, come anche il nuovo millennio, vedrà la Misericordia molto attiva anche sul fronte sociale, contribuendo, attraverso le proprie finanze, al benessere sociale della collettività, con la costruzione delle fognature e del lastricato della corte in prossimità della Pieve, oltre a dare lavoro, con questi interventi, ad alcuni operai disoccupati della zona; una costante, quella dell’attenzione da parte della Misericordia verso i disoccupati, che proseguirà per tutto il secolo.
Nel 1904, esattamente il 24 agosto, grazie alla Misericordia, che si fa carico di tutte le spese, all’Antella arriva il telefono, grazie all’inaugurazione dell’ufficio telefonico che sarà a disposizione della popolazione tutti i giorni dalle 7 alle 12 e dalle 14 alle 20. Incaricato della costruzione della cabina è il falegname Leopoldo Casini. Con un concorso la Misericordia assunse come centralinista Irene Morelli, con il compito di avvisare le persone che dovevano ricevere telefonate. Il numero di telefono era il 1465. Per tale servizio la Misericordia pagava un abbonamento annuo di 338 lire.
Dopo il telefono toccò ad un’altra innovazione, il tram, o meglio la tramvia. All’epoca l’Antella era completamente sprovvista di collegamenti con Firenze. Già nel 1902 il Magistrato deliberò di aderire al comitato pro tramvia – ogni secolo ha la sua tramvia e il suo comitato, si direbbe – tanto che più volte il Magistrato inviò centinaia e centinaia di lettere a varie famiglie della zona per smuovere l’opinione pubblica su questo tema. Addirittura il Correttore, il Pievano Ilario Maestrini, il 21 settembre 1913, arrivò a chiedere alla Misericordia di farsi carico della somma annuale necessaria per assicurare il servizio, ben 2mila lire, una cifra notevole per l’epoca, e di cui doveva farsi carico il Comune, che però non le stanzierà mai; un’opera «finalizzata al bene e al sempre più glorioso avvenire del nostro paese». Il Pievano non riuscirà a vedere la tramvia, perché morirà a causa della pandemia dell’epoca, la terribile spagnola, il 20 dicembre 1918, a soli 49 anni. Alla fine il Comune di Bagno a Ripoli si farà vivo, ma solo per richiedere un ulteriore aumento del concorso economico, in quanto la cifra necessaria sarà, in questa fase, di 6mila lire l’anno. Se la Misericordia fa prontamente la sua parte, il Comune invece farà orecchie da mercante, tanto che bisognerà aspettare il 18 settembre 1927 per vedere l’arrivo, e l’inizio del servizio, della tramvia che colleghi Antella a Firenze.
Tale arrivo fu sbloccato dopo vari anni grazie alla deliberazione del Magistrato del 2 dicembre 1925, che stanziò ben 100mila lire perché, come si legge nei verbali, «la venuta del tramvai all’Antella dipende esclusivamente dal Comune e dalla Misericordia, e se questa non vuole che la questione si risolva in una bolla di sapone deve concedere, malgrado l’enormità del sacrificio, l’aumento richiesto».
Il 30 ottobre 1925 un manifesto trionfante del Comune informava che «il 30 ottobre sarà ufficialmente inaugurato il tronco tramviario Ponte a Niccheri-Antella, opera della tenacia e volontà fascista».
Sono anni difficili per la popolazione, tanto che nel 1932 si registra il più alto tasso di disoccupazione nel territorio parrocchiale dell’Antella, difficoltà che la Misericordia cercherà di arginare con sussidi specifici e l’apertura di appositi cantieri, dando anche dei soldi al Comune per dare lavoro ad alcuni di questi disoccupati. Alla fine la sola Misericordia darà lavoro a ben 60 disoccupati della parrocchia, assumendoli tutti per questi lavori che, durando poco, di certo non risolveranno più di tanto la loro questione.
Per tutto il periodo fascista la Misericordia fu considerata una sorta di bancomat, tanto che le casse sociali della Confraternita furono praticamente prosciugate dalle camice nere che introdussero loro uomini di fiducia all’interno del governo della Misericordia; questo perché la Misericordia è un istituzione molto importante per il paese, sia per i servizi, che per l’opera di volontariato che ha sempre svolto a favore di tutta la popolazione, sia per la forza economica che le deriva anche dalla gestione del Cimitero Monumentale, che consente l’impiego dei relativi proventi in opere sociali e di beneficenza, almeno fino ai primi anni del duemila, quando i costi di conservazione e manutenzione delle numerose opere artistiche presenti nel Cimitero Monumentale, come le opere necessarie al suo ampliamento, hanno quasi capovolto la situazione.
Nella prima parte del Novecento dunque non sono mancati numerosi tentativi per snaturare e laicizzare la Misericordia. Se i liberal monarchici non c’erano riusciti, i fascisti, con il Regime, c’erano in parte riusciti, fino a quando, il 4 agosto 1944 le truppe inglesi e americane non entrano all’Antella, ponendo fine, almeno nel territorio, alla seconda guerra mondiale, che, con la prima, avevano enormemente “distrutto”, sia da un punto di vista economico, come sociale, il territorio antellese, e in parte, messo a dura prova la stessa Confraternita nel portare avanti la propria missione.
Con le adunanze del 5, 12 e 25 agosto 1944 la Misericordia, grazie a Mons. Leone Acommanni, Alfredo Casini, Roberto Becattini, nominati dal Comitato Toscano di Liberazione, risorge dalle ceneri dell’era fascista per dare nuova vita e linfa al sodalizio. Mons. Accomanni assumerà la carica di Presidente e Casini quella di Provveditore.
Le prime elezioni libere per eleggere il Magistrato si terranno il 23 settembre 1945.
La passata amministrazione fascista, le vicende del dopoguerra, prima fra tutte la grave inflazione che si è scatenò in quel periodo in tutto il paese, decimarono le condizioni finanziarie della Confraternita che in quel momento, messi in disuso i vecchi carri lettiga, a causa delle difficoltà economiche, non fu in grado di acquistare un più moderno mezzo per il trasporto dei malati.
Il servizio fu, seppur con grande rammarico, affidato temporaneamente alla consorella di Firenze, mentre quella di Antella contribuiva solo finanziariamente.
Questo fino all’adunanza del 16 marzo 1946, quando il Magistrato propose di «istituire un servizio trasporto malati con auto ambulanza di proprietà, perché detto servizio è ritenuto vantaggioso alla popolazione e di onore alla stessa Confraternita».
Nonostante le difficoltà finanziare comunque la Misericordia in questi anni, grazie a vari contributi, pari a 30mila lire ogni volta, assicura ai fanciulli più poveri del paese la possibilità di andare alle colonie estive.
Nel 1947 all’Antella si diffuse una grande epidemia di paratifo causata, si racconta, dal gelato avariato prodotto e venduto all’Antella nel giorno del Corpus Domini. Per disposizione delle autorità sanitarie i malati furono obbligatoriamente ricoverati all’ospedale. In questa non indifferente opera di soccorso interverranno le Misericordie di Firenze, Galluzzo, Scandicci, Sesto Fiorentino e Fiesole, mentre i Fratelli dell’Antella si prodigheranno per il servizio di accompagnamento dei malati.
Questa emergenza porterà il Magistrato nell’adunanza del 29 giugno a prendere la decisione di andare verso l’acquisto di un’auto ambulanza. Si costituì quindi un comitato per reperire i fondi necessari e finalmente il 26 aprile 1950, alla presenza del Vicario Generale dell’Arcivescovo Cardinale Elia Dalla Costa, Monsignor Tirapani, e del Presidente della Confederazione Nazionale delle Misericordie d’Italia, Commendatore Crema, che terrà anche il discorso ufficiale, verrà inaugurata la prima auto ambulanza della Misericordia dell’Antella. Grande sarà la partecipazione della popolazione dell’Antella che mostra, e mostrerà anche nel futuro, molta sensibilità sulla necessità di contribuire economicamente a dotare periodicamente la Misericordia di ambulanze all’avanguardia a tutela della salute pubblica.
È il periodo in cui Socialisti e Comunisti cercheranno di introdursi con i propri uomini all’interno del governo della Misericordia, al fine di poter utilizzare ancora una volta politicamente una delle più importanti istituzioni dell’Antella, tanto che nell’affrontare i vari temi che il Magistrato era chiamato a risolvere, spesso le discussioni esulavano dai temi all’ordine del giorno, venendo portate, e provocate, da quei consiglieri estremamente politicizzati, su temi che nulla avevano a che fare con la Confraternita e l’Antella, al fine soltanto di provocare instabilità decisionale e cercare di assumere il totale controllo della Misericordia.
Non per nulla il 4 agosto 1950 si arrivò ad una grave crisi provocata dalle dimissioni di alcuni consiglieri a cui, alla fine, si aggiungeranno quelle del Presidente Acomanni che di fatto, in base all’articolo 46 della Legge del 17 luglio 1890, porterà allo scioglimento del Magistrato e alla nomina di un Commissario Prefettizio.
Il Commissario prefettizio, Antonio Dosio, redigerà un nuovo Statuto, più conforme agli statuti delle maggiori Misericordie confederate, che verrà approvato il 1 agosto 1955. Successivamente questo Statuto sarà approvato sia dalla Confederazione Nazionale delle Misericordie, che dall’Arcivescovo di Firenze.
Con le nuove norme statutarie ritorna la figura del Correttore, nominato dall’Ordinario diocesano, ovvero dall’Arcivescovo di Firenze, quale garante delle finalità della Confraternita volute dal suo fondatore.
Nel 1950 riprende vigore anche la Festa della Madonna del Rosario, titolare della Confraternita.
Nel marzo del 1951 nell’ambulatorio viene ripristinato il servizio di Pronto Soccorso gratuito per tutti.
In occasione della grave alluvione del Polesine del 1951 la Misericordia, come in occasioni di altre grandi calamità nazionali, mise a disposizione un contributo di 300.000 lire.
Gli anni Cinquanta e Sessanta dettero vita ad un progressivo boom economico anche per l’Antella, tanto che il 13 marzo 1955 arrivò la concessione del nulla osta per l’apertura del cinema parrocchiale, decreto firmato dalla Sottosegretario di Stato Luigi Scalfaro, futuro Presidente della Repubblica, mentre il 12 maggio 1956, in sostituzione della tramvia tanto voluta dalla Misericordia, arrivarono i primi autobus pubblici grazie all’interessamento del Sindaco democristiano di Firenze Giorgio La Pira, che modernizzò tale servizio con i più veloci autobus.
Nel maggio 1995 la Misericordia si dotò del suo giornale ufficiale, Il Ponte dell’Antella, testata giornalistica regolarmente iscritta al Tribunale di Firenze che da allora, ogni tre mesi, con le sue otto pagine a colori, informa prontamente i propri associati, oggi oltre 8mila iscritti. Nel 2021, in occasione dei venticinque anni di pubblicazione, il nuovo Magistrato ha deciso di affidare, per la priva volta, la direzione fino ad oggi affidata a propri soci, ad un giornalista professionista, il vaticanista Franco Mariani, che ha portato le pagine da 8 a 32, dando una nuova veste grafica e puntando su nuovi e innovativi contenuti.
Gli ultimi due decenni del Novecento vedono la Misericordia dell’Antella in prima linea su più fronti, con anche missioni umanitarie in caso di gravi calamità, quali alluvioni e terremoti, sia in Toscana che su tutto il territorio nazionale, contribuendo, anche con alcune iniziative-missioni, a realizzare progetti all’estero, a sostegno di popolazioni di altre nazioni.
In un balzo si arriva all’inizio del nuovo millennio, ed è proprio nel 2000 che la Misericordia amplia la propria sede, dotandosi di un nuovo poliambulatorio, più funzionale e pronto a rispondere con le nuove tecnologie e nuovi apparecchi alle varie ricerche diagnostiche oggi richieste, e dotandosi anche di una cappella interna, l’Oratorio di San Manetto, che viene costruito ex novo, consacrato e inaugurato dal Cardinale Silvano Piovanelli, Arcivescovo di Firenze.
Dal 2018 la Confraternita “adotta” il piccolo Francesco, nato con la Sindrome di Crouzon, che periodicamente deve sottoporsi a delicati interventi chirurgici facciali, organizzando numerose raccolte fondi per l’assistenza che deve essere h24.
Gli ultimi due anni sono caratterizzati dalla nuova pandemia, il coronavirus che, come in precedenti pandemie dell’Ottocento e Novecento, ha nuovamente visto la Misericordia dell’Antella impegnata in prima linea nell’assistenza alla popolazione e ai più bisognosi.
Il 6 settembre 2020 in Piazza Ubaldino Peruzzi, alla presenza del Sindaco Francesco Casini e del Governatore Jacopo Bonciani, il Pievano e Correttore don Moreno Bucalossi benedice la nuova ambulanza Delta 48. Acquistata con il contributo dei volontari e della popolazione, il nuovo mezzo è costato circa 76mila euro, in buona parte messi proprio dalla Misericordia stessa.
Il 30 ottobre 2020 la Misericordia dona alla Fondazione Trenta, di cui è Presidente Babacar, ex giocatore della Fiorentina, un’autoambulanza, ancora pienamente funzionate ed attrezzata, ma che secondo le attuali normative non può più circolare in Italia, per essere utilizzata in Senegal, presso l’ospedale “Youssou Mbargane Diop” di Rufisque, città di origine dell’ex calciatore viola, dove la Fondazione è impegnata in prima linea per offrire medicinali e strumentazioni di primo soccorso alla popolazione.
La consegna ai rappresentati della fondazione, con il vicepresidente della Fondazione, Sufi Abdi, è avvenuta venerdì 30 ottobre nella sede della Misericordia alla presenza del nuovo Governatore, Paolo Nencioni, e del Vice Governatore Jacopo Bonciani, che ha seguito tutto il progetto.
Il 17 febbraio 2021 il Correttore Nazionale della Confederazione Nazionale delle Misericordie d’Italia, il Vescovo Franco Agostinelli, nella nostra cappella ha benedetto la Via Crucis donata dalla famiglia in ricordo di Elena Mariani, una consorella di una Misericordia fiorentina, molto conosciuta a Bagno a Ripoli, dove lavorava, donazione allargata alla memoria di tutti i Confratelli e Consorelle delle Misericordie d’Italia morti, come Elena, a causa del covid 19, facendo diventare tale via crucis un monumento nazionale per tutta la Confederazione. Il Presidente della Camera dei Deputati ha reso omaggio al loro sacrificio inviando una speciale corona di fiori. Tutta la cerimonia, diventata nazionale, con la partecipazione di numerose autorità, è stata trasmessa in diretta facebook.
Queste sono le “prime” pagine di una storia che continua da 170 anni e che continuerà ancora per tanti secoli, fino a quando ci sarà bisogno di (della) Misericordia…
Nel rispetto della vigente normativa in materia di enti del terzo settore la Confraternita ha assunto la denominazione completa di “Confraternita di Misericordia di S. Maria all’Antella O.d.V.”.
Oggi la Confraternita, nella fedeltà alla propria tradizione di fede e carità cristiana, gestisce numerose attività di condivisione e assistenza al bisogno della Comunità.
In particolare, con il concorso di volontari, medici e collaboratori, ha attivo:
Sostiene inoltre diverse attività caritatevoli in proprio o in collaborazione con altri enti del territorio.
Realizza inoltre numerose attività che promuovono la vita sociale e religiosa dei propri confratelli.
La Confraternita è retta da un Magistrato (Consiglio) composto da 9 membri presieduto dal Governatore (Presidente) e assistito spiritualmente dal correttore (Pievano dell’Antella). Sono presenti il Collegio dei Sindaci Revisori, per controllare l’attività amministrativo/contabile ed il Collegio dei Conservatori, che costituisce il consesso più eminente del Sodalizio, per vigilare sulla esatta osservanza delle norme statutarie.
Per vedere i componenti attuali del Magistrato cliccare qui
https://misericordia-antella.it/la-confraternita/organigramma-magistrato/
Il fenomeno rappresentato dalle Confraternite di Misericordia, quale oggi lo conosciamo, affonda le sue radici nella tradizione, sociale e religiosa, delle prime forme di partecipazione dei cittadini alla vira della comunità.
Alcuni autori, “Jubilaum Internationale Confraternitatum-Acta”- Don Vincenzo Paglia, Roma 1984, ne fanno risalire l’origine alle stesse prime comunità cristiane che svilupparono in una fitta rete di associazioni.
Tali gruppi comunitari si presentano alla stregua di una federazione di confraternite a carattere religioso e professionale, in senso lato evidentemente, ma ciascuna con le sue assemblee, i suoi statuti, i suoi funzionari, la sua casa.
Esse prima osteggiate dalle autorità, poi tollerate e quindi incoraggiate mutuarono forme di organizzazione dai così detti “collegi” romani.
Fu nel medioevo, tuttavia, che queste forme di partecipazione dei cittadini alla vita sociale assunsero una identità più definita.
Se ne ha notizia già dal secolo X, ma è nel secolo XIII che le troviamo diffuse, ovunque in Europa, come vero e proprio tessuto connettivo della società in cui la motivazione religiosa si accompagna, spesso, al bisogno di partecipazione sociale e di sicurezza.
Le prime Confraternite di Misericordia nacquero nel XIII secolo, la prima delle quali fu la Venerabile Arciconfraternita della Misericordia di Firenze.
Sette secoli e mezzo di soccorso al singolo, alla famiglia, accorrendo prima a piedi e ora con ambulanze attrezzate, sempre per onorare l’impegno all’imitazione di Cristo, nel suo atteggiamento verso ogni sofferenza: la misericordia.
In alcuni documenti del 1361 risulta che questa Confraternita “fu detta e cominciata per lo beato Messere Santo Pietro Martire dell’Ordine dei Predicatori”. È questi Pietro da Verona, detto Martire perché assassinato nel 1252 a Barlassina, tra Milano e Como, in un agguato di catari e ghibellini, tipico di quell’epoca fitta di conflitti politico-religiosi a mano armata. Pare però che anche il suo assassino si sia poi convertito, facendosi a sua volta frate domenicano.
La Misericordia di Firenze nasce dunque – come moltissime altre associazioni laicali di quei secoli – a seguito di una campagna di predicazione, in un clima di risveglio religioso e di stimolo all’iniziativa dei laici.
Primo compito dei confratelli era certo il soccorso agli ammalati e la sepoltura dei morti in povertà. Al tempo stesso, tuttavia, a queste si affiancarono altre iniziative: doti alle fanciulli povere, liberazione di carcerati per debiti, sussidi a malati indigenti, in ossequio alle opere di misericordia.
«Nell’enciclica Redemptor Hominis ho affermato che “l’uomo è in certo senso la via della Chiesa”. Voi la percorrete in spirito di comunione e di fedeltà al vangelo e a tutta la Tradizione quando vi fate carico di ogni problematica della persona, ponendovi accanto all’uomo e attuando per esso “la misericordia del Padre”, resa visibile in Cristo e per mezzo di Cristo. Per tale motivo il vostro servizio si connota come volontariato cristiano. Infatti, anche se per molteplici aspetti la solidarietà e l’aiuto di altri cittadini generosi sono simili alla vostra azione, questa possiede una fisionomia specifica: quella cioè di servire il prossimo, custodendo e tenendo viva nella propria mente e nel proprio cuore la presenza di Gesù, e di vedere in ogni uomo sofferente il Cristo, il quale con parole persuasive insegna “Qualunque cosa avrete fatto al più piccolo dei miei fratelli, l’avete fatta a me”(Mt 25,40)». Discorso di Papa San Giovanni Paolo II del 14 giugno 1986 Ai membri della Confederazione delle Misericordie d’Italia
Franco Mariani